Le sanidiniti del vulcano laziale
Visto l’alto valore storico-archeologico del sito e la sua collocazione in posizione di difficile accesso con tratti esposti, non verrà specificata in questa sede l’ubicazione, ma ne verrà data una descrizione sommaria.
Dopo varie ricerche bibliografiche sulle cavità artificiali dell’area albana, la mia attenzione veniva catturata da una pubblicazione relativa alle cavità artificiali censite nel territorio albano e ariccino. In particolar modo la mia curiosità era sollecitata dalla descrizione di alcuni cunicoli utilizzati per la captazione delle acque utilizzate fin dal tempo dei Romani. Purtroppo la bibliografia relativa a tali cunicoli è di difficile reperibilità, quando esistente, difficoltà trovata dal sottoscritto per ciò riguarda l’aspetto storico archeologico di cui non me ne posso far carico per mancanza di competenza in materia.
Nel 2013 a seguito delle ricerche bibliografiche di cui sopra, decidevo di esplorare queste cavità in compagnia di Andrea. Il giorno concordato per l’esplorazione, il caso ci fece passare di fronte alla cava di Parco Chigi con il rinvenimento di lapislazzuli, già presentati in un altro articolo. Parcheggiata l’auto sul ciglio della strada ci inoltravamo all’interno della caldera per seguire le indicazioni che avevamo. Indicazioni che dopo 15 anni dalla stesura dell’articolo risultavano falsate dal tempo e dal fatto che i cunicoli si aprivano su una parete verticale di ca 15 m con una piccola cengia di circa 70/80 cm di difficile individuazione che ne permetteva l’accesso.
I cunicoli di origine Romana rimaneggiati più volte nei secoli e a probabile sevizio delle ville albane e in seguito a servizio della popolazione, sono scavate in corrispondenza di un deposito di surgeinterposto tra 2 strati di “peperino”.
La presenza di inclusi all’interno del deposito è molto abbondante. Tra di essi è rilevante un’insolita concentrazione di inclusi di natura sanidinica, ricchi in nefelina e sodalite e inclusi metamorfici a diopside e Hauyna, nonchè inclusi di varia natura ma in quantità subordinata, contornati da una matrice a grana grossolana non cementata e poco coesa.
Esternamente lo strato è di difficile individuazione a causa della copertura da parte del terreno e della vegetazione, la quota a cui è posto tale livello e il relativo quadrante non fa escludere che tale livello sia simile a quello ben più conosciuto posizionato a poche centinaia di metri di distanza nei pressi del convento di Palazzolo, anch’esso particolare a causa della concentrazione di sanidiniti e minerali rari rinvenuti all’interno.

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