La miniera di Guarcino
“Appresso alcune vane ed incerte relazioni di zotiche , e venali persone , che nelle Montagne di Guarcino potesse nascondersi una ricca miniera di ferro , il nostro Buon-Governo, tutto zelo per il pubblico bene, vi ordinò immediatamente degli scavi , non senza notabile dispendio. Ma scorsi due anni e mezzo, e vedendosi quasi infruttuoso ogni lavoro, ad onta de’ possibili artifizi posti in opera da quei direttori , fu creduto , che io potessi recare un non equivoco giudizio su la natura di quel luogo”
Così esordisce il naturalista Paolo Spadoni nelle sue“Osservazioni mineralovulcaniche fatte in un viaggio per l’antico Lazio” incaricato dal cardinal Carandini per la valutazione dell’impresa.
Il cardinal Carandini per lo sviluppo dell’industria mineraria e siderurgica dello Stato pontificio s’impegnò a fondo, tentando anche speculazioni in proprio: nel 1790 dette il via ai lavori per riattare la miniera di Guarcino già abbandonata per la sua scarsa resa.
Lo Spadoni con un tono affatto grato all’incarico ricevuto descrive in modo infausto il ruolo a lui incaricato sotto mentite spoglie.
Egli infatti descrive come in buona fede accettò l’incarico di redigere un resoconto sulla miniera e valutarne la bontà dell’impresa, proprio l’amara scoperta del suo incarico poco congeniale ad un naturalista egli nel suo scritto descrive in modo dispregiativo Guarcino, l’appella a ributtante Villa ove gli abitanti impegnano il loro genio nella custodia dei più schifosi animali.
Si lamenta degli incarichi a lui commessi, come la vera e propria gestione degli operai , dei minatori, degli arnesi da lavoro e dei pagamenti.
La miniera si trovava a circa 2 miglia( 3 km ca) da Guarcino su alcune montagne appellate come ferriere in quanto la tradizione popolare gli attribuiva lo sfruttamento dei suoi giacimenti in epoca imprecisata.
Non è difficile pensare che i giacimenti di ossidi di ferro di questa regione siano stati saltuariamente saggiati in epoche passate per la produzione del ferro, come è risultato dagli studi per quello che riguarda la precocità della cultura del ferro in questo territorio a dispetto dell’eta del bronzo proprio in virtù della presenza di questi giacimenti. Un esempio più recente e documentato lo ritroviamo nella descrizione del giacimento di limonite di Collepardo citato nelle bolle papali e poi dimenticato.
Infatti lo Spadoni dedica proprio un capitolo alla limonite nei dintorni della certosa di trisulti probabilmente gli stessi giacimenti utilizzati dai monaci e che avevano suscitato l’interesse degli alatrini.
La miniera viene descritta come una buca di 10m ca( 133 palmi) per 4,5 m ca(60 palmi) con una profondità che varia fino a 7 m circa, nelle pareti di si fatta buca descrive l’aprirsi di caverne che vanno in direzione del monte.
Il giacimento come altri presenti in questo territorio gia chiaro era allo Spadoni che poco avrebbe fruttato.
Persuadendo il cardinal Carandini a cessare l’attività troppo dispendiosa per lo stato pontificio.
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