” ‘na gita a li castelli”
Così recita il titolo di una nota canzone romana per descrivere le gite domenicali dei Romani.
I castelli,ameni paesini adagiati su quello che fu l’apparato vulcanico del Lazio più grande.
Vulcano che con il suo fuoco distruttore toglie la vita per ridarne di nuova.
Vulcano che nella sua fucina lavora col fuoco la pietra per dargli una forma che solo lui puo, trasformando e partorendo quei “sassi” che ancora oggi ci affascinano e che per secoli hanno affascinato.
Qui illustri geologi hanno osservato per primi tante specie minerali, e ancora oggi le scoperte non finiscono.
La mia esperienza di ricerca nei Colli Albani, comincia molto presto, accompagnato da mio padre che con la sua enorme pazienza mi aiuta nella ricerca.
Il programma “tipo” era sempre lo stesso! Visto che praticavo atletica, quale connubio migliore era fare un bel giro del lago (10km) e poi cercare minerali?
Da qui comincio a prendere dimistichezza con le formazioni presenti in quel cratere ormai ricolmo d’acqua ma che tante sorprese mi avrebbe portato.
Proprio in una di queste domeniche dove le due passioni si fondevano, trovai uno dei luoghi che mi avrebbe regalato da li a poco uno dei pezzi che ho ancora in collezione, una splendida melanite di 2cm.
Era una spiaggetta, del lago dove una frana aveva portato dei blocchi di “peperino” con una grana molto grossa, dove molte volte i grani erano delle melaniti dai 5mm ai 10mm, e il tufo risultava “ricco” di inclusi di svariata natura.
Proprio in uno di questi blocchi tirai fuori in un secondo momento, una splendida Melanite per caso fortuito, in quanto portai a casa un pezzo di tufo per un’augite e mentre pulivo l’augite che poi si ruppe,scorsi una faccia di un cristallo e cominciai a stuzzicarla senza rendermi conto che era un cristallo di melanite di 2cm.
Quante volte sono tornato in quel luogo , con mio padre a cercare melaniti, ricordo che ci eravamo attrezzati con un setaccio da pozzolana per isolare i cristalli dalla terra, quanti ricordi in pochi metri di spiaggia
Ancora oggi vado e cerco in quel luogo anche se so che il ritrovamento di qualcosa è sempre più difficile, ma mi piace pensare che un luogo di ricerca è considerato sterile solo quando lo siamo noi sterili nelle aspettative.
Altra gita ricorrente che solevo fare il sabato mattina era presso l’affioramento di tufo rosso che inglobava splendidi cristalli di leucite, sulla strada che collega Ariccia a Rocca di Papa nelle vicinanze del complesso religioso “la casa del divin Maestro” , dove è collocata la famosa “salita in discesa”.
Sveglia alle 5:30 per partire presto con il motorino e per essere sul posto all’alba, talvolta partivo talmente presto che un paio di volte arrivai che ancora era buio.
Chissà cosa avranno pensato gli automobilisti che mi vedevano ai bordi della strada smartellare a quell’ora e sopratutto cosa avranno pensato i miei vedendo un figlio partire così presto per 4 sassi.
Proprio su questa strada affiorava un banco di tufo rosso molto ricco di cristalli di leucite sulle cui facce erano impiantati bellissimi cristallini di melanite.
Quanti cristalli di leucite ho tirato fuori dal quel banco, e poi dati via per poche lire a chi se ne approfittava.
Ormai quel banco è protetto da una bella rete metallica che non ne permette più l’accesso a noi collezionisti.
Altra storia è il capitare nello sbancamento della vecchia cava di Parco Chigi per primi, perchè un conto è arrivare senza un sasso spaccato e l’altra è cercare dove gia sono passati altri.
Una mattina del dicembre 2013 decidiamo insieme all’amico Andrea di fare un giro nella zona dei colli Albani, si volevano visitare alcuni affioramenti nella zona di Nemi citati dal Fornaseri e che avevano destato la nostra curiosità.
Appuntamento ore 7.00 al palaghiaccio di Marino.
Sistemati gli zaini in macchina ci sia avvia sull’appia verso Ariccia, in modo da passare per Monte Gentile e andare a prendere la via dei Laghi direzione Velletri.
Parlando dei luoghi da visitare con tutti gli annessi e connessi che una discussione del genere puo portare, gia si era arivati ad organizzare altre 10 uscite!!!
Proprio passando davanti alla ex cava di Parco Chigi ci vedevamo sfumare l’idea delle uscite future in altri luoghi in quanto vedevamo che il terreno era stato interessato da un cantiere che aveva sbancato e rimesso a nudo i vecchi fronti di cava.
Fermata la macchina senza neanche discutere scendevamo fremendo.
Tirati fuori gli arnesi del mestiere e con lo zaino sulle spalle ci addentravamo all’interno della cava.
Come accade poche volte in queste località, ci ritrovammo a spaccare per primi in quel luogo, non un sasso era toccato, dove ti giravi era un proietto da spaccare.
Tra i pezzi più belli usciti in quella giornata una serie di Lapislazzuli di un bel blu e dalle dimensioni ragguardevoli e che ricordano i fasti che resero famosa questa località.
Prima che si sparse la voce tra i collezionisti, avemmo la fortuna di ritornare più volte e goderci lo spaccare materiale freschissimo.
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